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Un viaggio in tempo reale attraverso gli eventi che hanno segnato per sempre un cambio d’epoca e d’assetto politico di tutti quei paesi arabi, che da un anno circa a questa parte, hanno sentito crescere al loro interno preponderante un’istanza su tutte: una richiesta più che di globalizzazione dei mercati, di vera e propria globalizzazione dei diritti. Quell’onda di cambiamento che ha alimentato la rivolta partita dalla Tunisia e poi propagatasi all’Egitto e dall’Egitto alla Libia, e poi alla Siria, allo Yemen, alla Palestina, al Bahrein. Un’onda che non si sa quando e dove si arresterà. Tante le testimonianze e le interviste inedite raccolte tra i protagonisti di quei mesi, con l’obiettivo di mettere in evidenza i punti unificanti e le specificità delle singole rivolte. I giovani di Piazza Tahrir, le difficoltà dei processi di transizione, il ruolo dei fondamentalisti islamici, le contraddizioni dell’azione dell’Europa, il “nuovo inizio” mai concretizzatosi di Barack Obama. “Come interpretare, come classificare il terremoto geopolitico in atto? –si chiede Lucio Caracciolo nella prefazione – È troppo presto per emettere sentenze. Si tratta semmai di provare a capire. Umberto De Giovannangeli, che quelle terre frequenta e studia da tempo, ci accompagna nella ricerca con sapienza e con la consapevolezza che siamo ancora nella fase iniziale di un movimento i cui esiti restano aperti. Aiutandoci a distinguere il grano della buona e onesta informazione dal loglio della disinformazione, che sempre accompagna i conflitti e le rivoluzioni. Sotto questo profilo, i media «globali» stanno purtroppo dando pessima prova. Da mesi riecheggiano di slogan e stereotipi o di pure falsità, dovute in gran parte all’ignoranza ma anche al tentativo di manipolare le notizie a scopi politici. Anche per questo dobbiamo essere grati a De Giovannangeli, al suo appassionato rigore e alla sua capacità di scavare in territori effettivi o virtuali pieni di trappole e di ambiguità”. Insomma un percorso complesso, quello ripercorso dall’autore, che richiede la maggiore attenzione possibile, perché in primo luogo tocca il nostro Paese. “O noi capiamo – continua Caracciolo – che il Mediterraneo, piaccia o no, è un ambiente geopolitico cui non possiamo sfuggire e che dobbiamo cercare di orientare secondo i nostri interessi, oppure le conseguenze, già visibili, sull’assetto politico, sociale ed economico del nostro paese metteranno in causa la stessa unità nazionale. Un esito ben triste, nel centocinquantenario del nostro Stato”. Già perché quello raccontato nel libro di De Giovannageli altro non è, che un mondo che cambia e che chiede all’Occidente, e in esso all’Europa, una rivoluzione di mentalità, oltre che di politiche, per essere all’altezza di una sfida epocale: quella del “Dialogo di civiltà”.