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L’incredibile storia della “conquista” di Palazzo San Giacomo, compiuta dall’ex pm, raccontata dal giornalista dell’Unità, Massimiliano Amato, ed edita da Fuorionda. Una radiografia senza sconti intorno ai veri “perché “di una delle vittorie più inaspettate delle ultime elezioni amministrative. Una storia partita anche da quella scelta lungimirante di non presentarsi alle “discusse” primarie di coalizione. Sono i giorni dell’ emergenza rifiuti e delle lotte intestine nel Pd, su cui si allunga l’ombra dei brogli. Ecco come racconta l’autore, giornalista in prima linea, l’inedita conversazione avuta con una sua fonte il giorno dopo il voto delle primarie. «In un seggio della periferia nord quando si sono aperte le operazioni di voto, nell’urna c’erano almeno un paio di centinaia di schede già votate». Gli faccio presente che, se così fosse, il risultato sarebbe gravemente inquinato, e lui mi dettaglia meglio come sono andate le cose. Mi fa anche un nome. È quello di un quadro intermedio del partito. Lo conosco: è un ex democristiano passato attraverso la Margherita e confluito nel Pd, dove si è collocato subito tra i bassoliniani. È stato lui, racconta la «gola profonda», a introdursi nel seggio di prima mattina e «a fare il servizio». Dice proprio così, il mio amico: «fare il servizio». E giù una risata che – non glielo dico per non bruciarmi una fonte preziosa –, trovo parecchio inopportuna. E forse nasce proprio qui la vittoria di De Magistris, il sorprendente risultato del primo turno in cui con un inaspettato 27,3 per cento lascerà al palo il candidato del Pd Mario Morcone, avviandosi al ballottaggio contro il candidato del Pdl, Gianni Lettieri. Fino al trionfo di quel 65 per cento a 35, che nessuno, prima della campagna elettorale partenopea, si sarebbe aspettato. Ma dove nasce la vittoria di De Magistris a Napoli? Da dove è partita quest’ondata neogiacobina che ha travolto un sistema di potere consolidato che passa da Bassolino e Jervolino a Cosentino e Cesaro? E soprattutto cosa rappresenta il neo Sindaco, per quel popolo di delusi dai partiti, quella borghesia colta, quel mondo della cultura e dei giovani, che lo ha votato? Parlando di de Magistris, si sono sprecati i paragoni con altre figure della storia napoletana: da Masianello allo stesso Bassolino degli inizi, ma il parallelo più semplice e immediato è quello con il movimento antiborbonico che portò alla Repubblica Partenopea del 1799. Un moto di orgoglio e indignazione che parte dalla delusione per le amministrazioni di centro-sinistra e dal harakiri del PD alle primarie e arriva all’emergenza rifiuti, passando per l’annosa questione della criminalità, micro e organizzata. Promesse e speranze disattese, sfociate nella mortificazione di una società civile offesa e ferita. E proprio dalle nicchie di resistenza civile al degrado fisico e morale, de Magistris ha costruito il proprio successo: i comitati civici, le associazioni, il mondo dei saperi. L’esperienza da magistrato, la campagna elettorale, la disfatta di Morcone, lo scontro con Lettieri, la vittoria, la nuova giunta e le nuove sfide: uscire dai rifiuti, ricostruire l’identità cittadina, il nodo Bagnoli, la riqualificazione della zona orientale e delle periferie degradate, la rinascita culturale, le politiche della sicurezza e l’attacco alla criminalità. Insomma un’analisi profonda del fenomeno De Magistris, arricchita dalle testimonianze di Paolo Macry, Biagio de Giovanni, Marco Demarco, Marco Rossi Doria, Ermanno Rea, Erri De Luca.