Drop-out
Il nuovo libro di Federico Batini.
Una ricerca sul campo intorno al fenomeno, più esteso di quanto si potrebbe ipotizzare, dei drop-out.
Evitando generiche etichette e tutti gli stereotipi del caso, emerge una straordinaria varietà di storie, motivazioni, percorsi, tutti accomunati, però, dal denominatore di un incontro fallimentare, quello tra un individuo in crescita e un sistema molto spesso non all’altezza del compito, inadeguato a intercettarne bisogni profondi e domande non occasionali, privo di strumenti appropriati, impotente nell’attuare metodi e strategie pertinenti.
Così, secondo l’insegnamento delle migliori scuole di sociologia, anche nelle grandi questioni pedagogiche, solo la ricerca sul campo è in grado di restituire tutta la ricchezza, oltre che la bellezza, dell’esperienza a cui ispirarsi per soluzioni possibili.
Il libro ha vinto il Premio italiano di Pedagogia, sezione Pedagogia sperimentale, il prestigioso riconoscimento promosso dalla SIPED (Società Italiana di Pedagogia).
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Intorno ai drop-out, riconosciuti come «gruppo» da non moltissimi anni, sono numerose le definizioni generalizzanti, capaci a volte di coinvolgere un’intera generazione. In realtà, se probabilmente mancano alfabeti adeguati a raccontare le generazioni stesse nel loro insieme e negli elementi che le accomunano, questa difficoltà diviene molto più rilevante quando il problema riguarda una «categoria» costruita arbitrariamente sulla base di un tratto comune: aver interrotto il proprio percorso formativo.
I drop-out sono, secondo un termine di origine anglosassone, i giovani fuoriusciti da un percorso di istruzione, formativo o lavorativo, senza avere acquisito una certificazione formale, quindi con potenziali e conseguenti problemi di adattamento e di immissione in una nuova attività scolastica, formativa, lavorativa o sociale. Il termine drop-out, che letteralmente significa «spinto fuori», «caduto fuori», «sgocciolato-fuori», «lasciato andare», offre insieme l’idea di qualcuno che compie un’azione e che, in qualche modo, la subisce o che è spinto a compierla. Classicamente la denominazione nasce come maggiormente comprendente, abbracciando l’intero fenomeno denominato in Italia dispersione scolastica.
Perché ascoltare i drop-out? (…) Per poter cogliere il senso dell’esperienza scolastica dei ragazzi che abbandonano gli studi, occorre necessariamente far emergere le «buone ragioni» (e sono tante) che li hanno indotti ad allontanarsi da tale esperienza, considerata spesso poco importante, lontana dalla realtà quotidiana, avulsa dalle loro vite, fatta di miti e riti che per loro non hanno alcun senso. Nei racconti di questi ragazzi è facile scorgere una richiesta di contatto: sono stati i ragazzi ad abbandonare la scuola o è la scuola che li ha abbandonati a loro stessi?
Roberto Trinchero
Nel nostro Paese si è a lungo dibattuto sulla funzione selettiva che la scuola svolge più o meno implicitamente, e la denuncia sociale di don Milani negli anni Sessanta ci rammenta la critica mossa alla scuola dei ricchi, dei Gianni e dei Pierini, che, invece di includere e dare le giuste opportunità a chi ne aveva meno in base al ceto o contesto sociale di nascita, proponeva una iniqua uguaglianza di trattamento. (…) Tuttavia, quando i drop-out rientrano in circuiti formativi come quelli della formazione professionale, il cambio di marcia didattica viene avvertito e valorizzato e spesso l’apprendimento diventa obiettivo in vista.
Guido Benvenuto
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Dati volume
Autore: Federico Batini
ISBN: 9788897426646
Collana: Altreducazione
Pagine: 179
euro 13,50